sabato, 27 Luglio 2024

Caos in FIGC fra Lotito e l’Inter: chieste le dimissioni di Marotta

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La tensione tra la FIGC e la Lega Serie A, a sua volta divisa in diverse correnti, è stata evidente nei recenti sviluppi riguardanti le politiche del calcio italiano, con l’attesa riforma dei campionati in primo piano, anche se non accolta da tutti con entusiasmo. Un approfondimento del Corriere della Sera ha fatto il punto sulla situazione, rivelando un retroscena intrigante che coinvolge Beppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter.

C’è un consenso generale sulla necessità di riformare il calcio italiano, ma quali dovrebbero essere queste riforme e chi dovrebbe proporle? Da un lato, la FIGC ha elaborato un piano strategico di riforme e ha convocato un’assemblea per l’11 marzo per discutere la modifica dello statuto, ma questa iniziativa sembra essere sempre più incerta. Dall’altro lato, la Lega Serie A, desiderosa di avere maggior voce in capitolo nella gestione del calcio, sta considerando l’adozione del modello “Premier League”, separandosi quindi dalla Federazione per ottenere una maggiore autonomia, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera.

Nel mezzo di tutto ciò, le grandi squadre come Inter, Milan, Juventus e Roma stanno facendo la loro mossa, chiedendo alla FIGC di ridurre il numero di squadre in Serie A da 20 a 18. Questa richiesta ha scatenato la preoccupazione delle altre squadre, temendo che il diritto di autodeterminazione del formato del campionato venga sacrificato in favore dei tornei internazionali più ricchi.

Le tensioni hanno raggiunto livelli critici, avvicinandosi alla possibilità di una spaccatura senza precedenti nel calcio italiano, un’industria valutata cinque miliardi di euro all’anno, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera. Un documento di 26 pagine con 12 punti propone una serie di interventi per la FIGC, il governo, l’UEFA e la FIFA, inclusa la piena indipendenza degli arbitri dalla Federazione, il salary cap e l’abolizione della Legge Melandri sulla vendita dei diritti televisivi.

Tuttavia, per i vertici della Lega, queste proposte hanno un prerequisito: che la Serie A abbia il potere di adottarle o, almeno, di assumere l’iniziativa. Nonostante la Serie A generi l’85% dei ricavi del calcio italiano e supporti l’intero sistema, ha solo il 12% dei voti nell’assemblea della FIGC e solo tre membri su 21 nel consiglio federale.

La FIGC sembra essere disposta a fare alcune concessioni su questo punto delicato. Il piano strategico, sviluppato in collaborazione con Deloitte, propone il taglio dei club professionistici da 100 a 80 e la riduzione automatica degli stipendi in caso di retrocessione, ma lascia sostanzialmente immutata la rappresentanza della Serie A nella governance, accettando in parte il principio di “intesa forte”.

Il Corriere della Sera continua a raccontare retroscena interessanti, come il vertice fra i manager di Inter, Juventus e Milan con Gabriele Gravina. Queste tre grandi squadre, insieme alla delega della Roma, hanno espresso la disponibilità a ridurre il numero di squadre in Serie A da 20 a 18, rinunciando al diritto di veto. Ciò ha scatenato discussioni accese, inclusa una lite tra Claudio Lotito e l’avvocato dell’Inter, Angelo Capellini, con Beppe Marotta al centro delle polemiche.

La situazione si preannuncia complessa, con grandi e piccole squadre che devono trovare un compromesso in un’assemblea che si prospetta infuocata.

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