giovedì, 12 Dicembre 2024

Giuntoli: “La Juve è sempre la Juve, torneremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, vincere!!”

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Il Football director della Juventus, Cristiano Giuntoli, è intervenuto dal palco del Festival dello Sport, organizzato a Trento dalla Gazzetta dello Sport:

IL PULLMAN – “Cosa mi ricorda? Viaggi molto lunghi da Prato, per andare a vedere la Juve. Ero un bambino che sognava molto. La mia passione nasce da bar di mio nonno, dove si parlava tanto di sport, di ciclismo… C’erano persone che facevano della passione una ragione di vita”.

JUVE PIU’ AMATA – “Quella di Platini, Tardelli, Boniek… Sapevo a memoria la formazione. Ma quella di Lippi è stata una Juve straordinaria, che va ricordata in mezzo a tante grandissime: quella rappresenta lo spirito giusto”.

VITTORIA PIU’ BELLA – “Hanno tutte un grande fascino, in tutte le categorie.  Anche in Serie B con il Carpi, l’anno scorso con il Napoli… Ma quella più importante sarà sempre la prossima”.

UN GIOCATORE CHE VORREBBE DI NUOVO IN CAMPO – “Penso a Del Piero, Baggio, Platini… Hanno segnato un’epoca del calcio mondiale, dobbiamo andarne orgogliosi. Dirne uno solo è troppo poco”.              

LA FOTO DI UN’AMICHEVOLE – “Ricordo Juventus-Imperia, prima della partita del famoso rigore-non rigore di Iuliano. Non sono stato un buon esempio come difensore (ride, ndr.). In amichevole ero molto emozionato, portai anche mio padre che era molto emozionato, è stato un bel momento della mia vita”. 

IL PADRE – “Era un fanatico, io avevo una visione più a 360 gradi. Lui è stato un grande tifoso, forse mi manca la condivisione con lui di certi momenti”.

ANEDDOTO SU ALBIOL  –  “Ho fatto tante partite tra i dilettanti, in Serie C. Aiuta a capire l’errore, a fare una valutazione. Dentro ogni partita ci sono prestazioni giuste e altre meno. Ricordo una volta con Albiol, fece due errori ed era disperato. Gli ho detto che secondo me ha sbagliato perché secondo me voleva sopperire a una mancanza di un compagno. Mi chiese come avevo fatto ad accorgermi, gli dissi che avevo giocato 400 partite al Nord (ride, ndr.). Il giocatore deve essere giudicato da chi è in grado di capire”.

LA SCELTA DEL CALCIO – “Era la mia più grande passione, mia mamma non era così contenta. Ma scelsi una strada tortuosa, piena di punti di domanda (dopo aver completato 19 esami di Architettura, ndr.). Mio padre mi spalleggiava di più, ma anche lui la preoccupazione l’aveva perché non c’era la sicurezza di un futuro. Ma la mia passione era tanta da sopperire a tutte le incertezze”.

LA VOCAZIONE DEL DS – “Ero diventato un punto di riferimento per i mister, i direttori, i compagni, facevo gestione senza accorgermi. Per natura sono un aggregante, stavo facendo già gestione. Non mercato, ma qualche suggerimento lo davo. Ero un punto di riferimento naturale, poi a 24 anni avevo l’ambizione di fare il dirigente: me lo ha ricordato mia madre, conserva tutto. Non mi piace molto apparire, adesso rappresento un club importante ed è giusto che mi faccia sentire ma mi piace dare più forza al noi, agli altri. Credo sia il modo più corretto, la Juventus guarda caso inizia con “you” – tu – e finisce con “us” – noi-: racchiude molto di quello che penso del gruppo squadra”.

IL MIRACOLO CARPI – “Il presidente Bonaccini è stato molto importante, abbiamo costruito una bella situazione che mi ha permesso di conoscere il calcio dalle basi, dal giardinaggio. Quando poi arrivi al vertice di un club importante puoi dire di conoscere tutto. Abbiamo creato una situazione incredibile, nella mia testa c’era la volontà di andare in Serie B, ma strada facendo siamo arrivati in A. Un percorso straordinario”.

GIOCATORE FLOP – “Più di uno, si sbaglia tanto anche se si cerca di non farlo. Le dinamiche sono tantissime, quando prendi un giocatore è come una fidanzata: pensi sia quella giusta, poi la porti a cena ma quando la porti a casa capisci che non va bene, che non lava, non stira (ride, ndr.). Bisogna stare attenti, capire tutti i parametri: è un ruolo difficile, ho fatto tanti errori ma da lì anche cose positive”.

SCELTA DI UN GIOCATORE – “Dobbiamo prendere tantissime informazioni, mi piace parlarci, capire la provenienza della famiglia, la sua vita in precedenza. Per sbagliare meno bisogna prendere tante informazioni, guardare video, incrociare dettagli con collaboratori, andare a vederlo. Poi si va di emozioni, cerchi di capirne l’essenza, la sensazione di pancia. Negli ultimi tempi va di moda confrontarsi con i numeri, li uso più per confrontare le emozioni e le informazioni che ho raccolto”.

CHIAMATE DI NOTTE AGLI ALLENATORI – “Ma no, dipende… Io non vado a letto presto, di sera penso molto e mi capita di chiamare i collaboratori, anche il mister: quello è il momento in cui posso guardare oltre. Allegri? Sto con lui dal mattino presto, non c’è bisogno…”.

FEELING CON ALLENATORI – “Ho avuto la fortuna di incontrare grandi uomini, non è stato difficile. La fortuna di un club è avere un grande allenatore ma anche la forza di proteggerlo, è un uomo solo, a me piace stargli accanto e aiutarlo. Per farlo devi capire come pensa, dargli suggerimenti per capire quale può essere la strada giusta per tutti. Credo molto nel rapporto con gli allenatori”.

ALLEGRI – “Come mi ha sorpreso? Con la grande personalità che lo accomuna ai grandi. Per ottenere i risultati tutti devono essere convinti che quello che si sta facendo sia la cosa giusta, lui ha il carattere per farlo. Quello che mi ha sorpreso è l’applicazione, la dedizione al lavoro come se fosse il primo giorno. E poi io sono di Agliana, dove ha cominciato lui ad allenare. Corsi e ricorsi storici…”.

PERCORSO ALLA JUVE – “Stiamo valutando tutti i ragazzi che abbiamo a disposizione, ci stiamo anche riuscendo. La strada secondo me è quella giusta, c’è ancora qualche mese prima di gennaio e dobbiamo capire se c’è qualche opportunità”.

COSA LO HA CONVINTO – “La passione per la Juve, oltre al fascino e al blasone. La Juve è sempre la Juve, torneremo a fare quello che abbiamo sempre fatto, ci vorrà tempo. Una bella sfida, vogliamo fare un calcio competitivo ma anche sostenibile. Credo sia doveroso e corretto nei confronti del popolo italiano, dei tifosi, che stanno battagliando”.

SUBITO AL VERTICE? – “Non ci mettiamo limiti, vogliamo fare le cose giuste il prima possibile”.

DNA JUVE –La cultura del lavoro, ci sono collaboratori molto bravi e li ringrazio. C’è un club che ha voglia di fare cose importanti, pensando che il quotidiano ti dia quel mattone per costruire la casa. Poi la grande forza, che ci permetterà di riportarla dove merita. Dobbiamo continuare a coltivarla. Grande disponibilità da parte di tutti, io sono arrivato da solo e mi hanno accolto come un fratello. C’è voglia, applicazione, determinazione, dobbiamo elevare questi valori a potenza”.

BLOCCO ITALIANO – “Ci sono già tanti ragazzi che dovranno portare a coloro che verranno dall’estero i lavori segreti della Juve. Avere uno zoccolo duro è sempre positivo, cercheremo di aumentarlo. In questo mercato dobbiamo pensare anche all’estero, a mercati meno battuti, per la sostenibilità”.

L’ARABIA – “Vediamola in maniera positiva, sono iniezioni di denaro in Europa. Sono risorse in più che arrivano, poi le conseguenze le vedremo prossimamente. Ma ora è una cosa positiva”.

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