Spuntano nuove rivelazioni sull’inchiesta Juve e sulle dichiarazioni di Giorgio Chiellini ai pm.
La Repubblica riporta alcune parti del verbale, che racconta il clima che si respirava all’epoca dei fatti.
“Da quanto tempo giochi nella Juventus?”, le prime domande degli inquirenti: “dal 2005. Inizialmente mi parlavano tramite agente, il mio procuratore è Davide Lippi. Onestamente negli ultimi anni ne parlo direttamente io”.
“Prima era Marotta il mio referente, poi ho negoziato il contratto direttamente con il presidente Andrea Agnelli per il rapporto che si è creato appunto, negli ultimi anni”.
Fu proprio Chiellini “parlando con Fabio e Andrea (Paratici e Agnelli, ndr)” a individuare nel numero di 4 le mensilità (per un totale di 90 milioni di euro) a cui (formalmente) rinunciare.
“Quando è scoppiata la pandemia, chiaramente un periodo di panico e difficoltà economica, mi è stato chiesto di fare da tramite con il resto del gruppo per venire incontro al momento straordinario che si era creato. A marzo ho cominciato a parlare con i compagni per capire la disponibilità a venire incontro ai problemi che c’erano in società, problemi di solvibilità soprattutto perché tutti gli introiti liquidi venivano a mancare”.
I suoi referenti erano “Andrea Agnelli e Fabio Paratici, e dall’altra parte tutti i compagni”.
Dopo alcune chiacchierate “quello che è stato fatto è rinunciare a 4 mensilità per permettere alla società di respirare con la promessa, che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità”.
Ma cosa succedeva se un calciatore andava via? “Quello che a me è stato messo in busta paga l’anno dopo, gli sarebbe stato dato a chi andava via come un incentivo all’esodo”, ammette.
Era soddisfatto per l’accordo raggiunto, “conoscendo come si sono comportati con me, non ho mai avuto dubbi. Se Andrea e Fabio danno la parola, non c’è ragione di temere”.
La rinuncia era stata firmata “a maggio”. “A giugno ricomincia la stagione, riusciamo a finirla anche senza pubblico e da luglio sono state sottoscritte le integrazioni successive. Non credo ci sia nessuno che non sia stato accontentato”.
La proposta era nata così: “mi hanno chiesto ‘diamoci una mano’, il problema era la mancanza di liquidità, introiti tv e stadio”. Parlare con i compagni però “non è stato facile, ognuno aveva la sua opinione, ma hanno accettato con la promessa che a stagione riniziata sarebbero stati ricompensati”.
Ai pm che gli chiedono a quante mensilità avessero poi rinunciato, ammette “una”, e l’integrazione fu firmata a luglio. “Io avevo strappato il recupero di 2-3 mensilità anche se non avremmo ripreso”. L’accordo iniziale con la società però era che “avremmo rinunciato a 1-2 mensilità: una se avessimo ripreso il campionato, 2 se non fosse ripreso”.
I pm gli ricordano l’obbligo di dire la verità, e gli chiedono: “Hai firmato qualche documento su questo accordo con il presidente?”. “No, ho firmato una grande stretta di mano”. Però poi il capitano ammette: “Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora”. I pm gli mostrano allora il patto da lui firmato il 28 marzo con Agnelli in cui tre dei quattro ratei sarebbero stati restituiti ai calciatori. Lo fanno di fronte al fatto che Chiellini continuava a ripetere che la rinuncia riguardasse solo uno o due stipendi. “Riconosco il foglio, la firma è mia, l’ho firmato a casa del presidente”.
I pm gli spiegano che “tutti i compagni hanno affermato che l’accordo è sempre stato di rinuncia ad una mensilità”. “Prendo atto”, risponde. E ancora gli inquirenti: “Il recupero dei tre stipendi della stagione 2020-2021 era certo o condizionato? Nelle stagioni successive era certo, qualcuno lo aveva spalmato su più di un anno”. Ma i problemi l’anno dopo erano rimasti: “Ci è stato chiesto non di rinunciare ma di posticipare una parte dello stipendio, se non sbaglio 2 mesi. Le trattative furono individuali”, e la proposta partì “sempre da Paratici”.
Chiellini aveva firmato “poco più avanti, a maggio” anche un contratto da ambassador, “che andrà a partire da quando smetterò per tre anni. Le due mensilità devo ancora percepirle”. “Ero sempre stato in parola – aggiunge il calciatore nell’interrogatorio – che una volta finita la carriera avrei fatto qualcosa in società, non potendo essere inquadrato come dirigente, il modo migliore per avere un contratto societario era quello dell’ambassador”. L’accordo raggiunto fu di “Un milione e mezzo netti in tre anni. Di cui 500 mila circa erano le due mensilità differite”.