Nel suo editoriale per tuttomercatoweb il giornalista Tancredi Palmeri ha analizzato la situazione generale della Juventus, in questo periodo in evidente difficoltà, considerata anche l’attuale posizione in classifica.
Alcuni passaggi dell’analisi di Palmeri:
“[…] Comincia a circolare la leggenda che la rosa della Juventus sia non solo inferiore all’Inter ma che in generale non sia un granché: un rilievo assurdo se si pensa a tutto il ben di Dio che la Juve ha a disposizione in ogni reparto, al punto che persino nella domenica in cui è falcidiata dalle assenze in difesa, può comunque permettersi di schierare una linea Chiellini-Bonucci-Danilo, che al meglio se la giocherebbe per essere la più forte. Per non parlare dei giocatori capaci di deciderla da soli: nessuno può disporne di così tanti.
La seconda leggenda poi, quella sulla rosa troppo vecchia: davvero? Negli ultimi due anni si sono aggiunti de Ligt, Demiral, Arthur, McKennie, Chiesa, Kulusevski, a cui aggiungere Bentancur e Rabiot che vecchi sicuramente non sono. Vuol dire 8/11 dei titolari, completati qui e là dai pronti o maturi Cristiano Ronaldo, Dybala e Morata. Quindi quale squadra vecchia, se nessuno ha aggiunto così tanti titolari giovani nell’ultimo biennio?
I problemi principali invece sono due, non legati direttamente, ma uno richiama l’altro.
Rimanendo al discorso societario, il punto è che si è proprio proceduto per accumulo, non per esigenze reali: per cui c’è tanta roba a disposizione, come nessun altro può apparecchiarne, però non è detto che sia quello che ti serve. Finché gli avversari hanno problemi, procedere per accumulo può bastarti: giochi male, ma una soluzione dalla panchina prima o poi la trovi. Ma quando gli avversari cominciano a salire di grado come gioco espresso, allora la situazione si complica: ecco dunque l’anno scorso dove la Juve ha rischiato di lasciarci la pelle, ed ecco quest’anno dove due squadre vere come Milan e Inter, con tutti i problemi che possono avere per carità, ma che hanno una idea chiara di gioco, un progetto tattico alla base, e sanno disporsi al sacrificio, ecco allora che ti mettono in scacco.
E che porta però al problema principale: ovvero, da mesi a questa parte, a che gioca Pirlo?
4-4-2 e contropiede, né più né meno. Se di fronte hai un Crotone o un Benevento limitati ma che ci mettono tanta intensità, vai in sofferenza. Se trovi una grande che ti concede spazi, stringi i denti e la colpisci in contropiede. Come con il Milan o con il Barcellona. Sempre che non sia al suo meglio, come contro l’Inter, e allora in quel caso affondi.
Ma nemmeno si può chiedere a Pirlo di essere quello che non è, o quantomeno non è ancora, ovvero un allenatore pronto ed esperto. Fa tutto parte del processo di crescita.
Ma sorgono adesso nuovi problemi.
Primo: possibile che nello scegliere Pirlo, si sia andato così tanto a fari spenti, senza capire cosa gli servisse, come volesse giocare, nonché se fosse stato davvero l’uomo adatto? Verrebbe da dire: impossibile, è la Juventus. Eppure guardando all’improvvisazione con cui è stata condotta la trattativa per Suarez, affidandosi a Transfermarkt per capire se avesse o meno la nazionalità italiana, e prendendo precedentemente McKennie senza curarsi che riempisse l’ultima necessaria casella da extracomunitario, viene il sospetto che davvero una scelta così fondamentale sia stata fatta solo sull’onda dell’emozione per amore dell’ex leggenda.
Secondo, e più recente in ordine temporaneo, ma che adesso diventa più importante: pare che Andrea Agnelli non sia più così sicuro della scelta su Pirlo. Intendiamoci: il presidente stesso sapeva bene che non poteva pretendere tutto e subito da Pirlo, e che può fare parte dell’ordine delle cose eventualmente perdere il primo scudetto dopo 9 anni, tanto più con una rosa in metamorfosi. Nessun dramma dunque nemmeno in caso di Triplete al contrario, fa parte del rischio d’impresa messo a bilancio da Agnelli in sede di scelta.
Il problema però è che ci si aspettava a questo punto, metà stagione, maggiori progressi. O meglio, ci si aspettava ci fosse un’idea di base su cui lavorare e da sgrezzare, insomma un inizio di percorso che non facesse già intravedere l’arrivo, ma che quantomeno facesse sentire il senso del percorso.
E invece, sorgono i dubbi perché tutto sembra appeso. Tranne l’esplosione di Chiesa, che sembra dovuta più alle sue caratteristiche, non c’è un’idea di solidità, ci sono dubbi su come sono gestiti talenti preziosi come Kulusevski e Arthur, e lascia molto interdetti il fatto che i centrocampisti non solo giochino male, ma non si capisce quale sia il loro compito quando scendono in campo.
In fondo la sconfitta contro l’Inter è stato un normale 2-0. Ma a ben vedere, con le 9-palle gol-9 sprecate dai nerazzurri, il rischio di sveglia storica per la Juve è stato concretissimo, robe tipo lo 0-6 che diede il Milan all’Inter di Tardelli, o l’1-6 che diede la Juve al Milan di Sacchi-2, o lo 0-4 che diede l’Inter al Milan di Leonardo.
E la domanda è: siamo sicuri che se ci fosse stata una sveglia storica simile (dopo averne presa comunque una niente male dalla Fiorentina) il futuro di Pirlo non avrebbe avuto conseguenze se non immediate quantomeno ineluttabili?
Perché se credi in un progetto, nemmeno una notte terribile può metterti il dubbio. Ammesso che tu ci creda a quel progetto…
La Juve non avrebbe nemmeno alternative a disposizione: Simone Inzaghi e Pochettino, cercati in estate, sono ormai andati; per ora Zidane non si muove; e ci sarebbe Allegri libero, che Agnelli avrebbe ripreso, ma il suo ritorno significherebbe addio a Paratici e Nedved, e quella sarebbe un’ulteriore rivoluzione senza aver un nuovo piano pronto.
Insomma Pirlo c’è perché non c’è un piano B. Il problema è che per ora Pirlo non sembra avere il piano A.
E la Juventus aspetta, ma adesso si comincia a pensare che se si fallissero gli Ottavi contro il Porto, o se non si rientrasse tra i primi 4 in campionato, allora forse il Maestro non sarebbe ancora pronto per esercitare la professione“.