La Juventus è stata punita per non aver sottoposto i propri giocatori ai tamponi nello scorso mese di giugno, alla ripresa del campionato “per non aver sottoposto il Gruppo Squadra al test del tampone con la frequenza prevista” violando il protocollo stabilito dalla FIGC all’indomani della prima ondata Covid.
La pena decisa per la società bianconera è stata una multa di 4000 euro ufficializzata attraverso la nota n. 173/AA della FIGC.
I fatti risalgono ad un’indagine condotta dalla procura federale che vede coinvolti Luca Stefanini, responsabile sanitario della Juventus, e Nikolas Tzouroudis, medico sociale bianconero.
La notizia ha scatenato le solite reazioni dei supporters napoletani che hanno maliziosamente cercato analogie con quanto invece successo a Napoli in occasione del rifiuto della squadra partenopea (grazie alla complicità della Asl napoletana) di partire per la trasferta di Torino del 4 ottobre scorso.
A fare chiarezza sulla questione ci ha pensato il Procuratore aggiunto federale Di Lello che ribadisce che “la relazione dei nostri ispettori è molto chiara sul punto. Multare la Juventus? Io vi posso solo dire che già qualche settimana fa avevo indicato una strada possibile anziché probabile quella seguita dai club maggiori, che volgarmente viene chiamato patteggiamento, che si fa su piano pecuniario”.
“Non mi permetto di entrare nel merito, possiamo dire che non è un’anomalia che riguarda la Juventus. Possiamo immaginare che sarebbe stata anche la strada che avrebbe scelto il Napoli in caso di contestazione e non archiviazione. In questi mesi la giurisprudenza emersa è che in caso di infrazioni minori non si vada oltre la sanzione pecuniaria”.