L’ex magistrato Piero Calabrò, intervistato da Tuttosport ha detto la sua sulla decisione del pubblico ministero Ciro Santoriello di astenersi dal sostenere l’accusa nella inchiesta Prisma.
“Lo ritengo un atto doveroso. Come recita l’articolo 52 del codice di procedura penale il pubblico ministero ha la facoltà di astenersi quando ci sono gravi ragioni di convenienza. E per me queste ragioni sono emerse diverse settimane fa. Per cui la scelta la definirei obbligata ma tardiva anche se il codice parla di facoltà e non di obbligo”.
Più nel dettaglio, il luminare ha detto:
“Se le condizioni esistono oggi esistevano anche prima per cui non riesco a comprendere come possa essersi sviluppata una ulteriore attività da parte del pm nel tempo intercorso da quando si sono verificate determinate condizioni che lo hanno indotto a prendere questa decisione e l’altro giorno in cui ha fatto un passo indietro. Del resto a differenza del giudice il pm non può nemmeno essere ricusato da parte delle parti che non hanno possibilità di tutela e il tutto viene rimesso alla sensibilità del magistrato inquirente. L’imputato può ricusare il giudice ma non può farlo per chi indaga”.
Cosa cambia dal punto di vista dell’accusa il fatto di veder venire meno uno dei tre pm che hanno indagato?
“Io credo che di fatto, sino all’altro ieri, direi quindi praticamente alla vigilia dell’udienza preliminare il dottor Santoriello abbia partecipato in modo attivo visto che lo si può considerare come lo specialista numero uno della materia trattata, partecipando attivamente alla formulazione delle attività prodomiche anche alla ormai prossima udienza. Usando una metafora possiamo dire che è come se avesse partecipato alla scrittura della sceneggiatura ma alla fine la parte recitativa venisse delegata agli altri due magistrati. Ed è forse quella meno importante…”.
Fonte: Tuttosport