sabato, 23 Novembre 2024

Calciopoli, Chirico: “Il caso si riapre perché dare ragione a Giraudo, significherebbe dare implicitamente ragione pure alla Juve”

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Calciopoli, “Colpo di scena”: sono queste le prime parole del giornalista di fede bianconera Marcello Chirico che prende atto che finalmente c’è un giudice che “vuole vederci chiaro sulla Calciopoli italiana”.

Nello specificoun magistrato che vuole capire cosa accadde in quella tempestosa estate del 2006, come si svolsero i processi federali e cosa emerse in seguito, in sede di giustizia ordinaria”.

“Un signore togato che su questa vicenda non ha deciso di lavarsene le mani dicendo, come hanno fatto tanti altri suoi colleghi in questi ultimi 15 anni, “non è materia di mia competenza”. A Strasburgo, presso il Tribunale europeo dei diritti dell’uomo, hanno invece stabilito che lo è, e quindi il caso si riapre”.

Chirico ripercorre le tappe e riconosce il merito all’ex amministratore delegato della Juventus (radiato in via definitiva dal mondo del calcio) di non essersi arreso e di riuscire a farsi ascoltare dall’Alta Corte Europea:

“Antonio Giraudo, convinto di non aver avuto goduto nel 2006 di un processo equo né di aver avuto il tempo per potersi difendere dalle pesantissime accuse contestategli dalla giustizia sportiva (7.000 pagine di verbali da esaminare in una sola settimana)”.

Da qui – Spiega ancora il giornalista –  la richiesta presentata al Tribunale di Strasburgo dall’avvocato Dupont (quello del caso Bosman) di ascoltare il proprio cliente e rendergli giustizia. Richiesta che è stata accolta, quindi ora lo Stato italiano e il suo sistema giudiziario verranno chiamati davanti all’Alta Corte Europea a motivare i propri comportamenti in quell’epoca”.

La questione diventa molto interessante, perché “se dopo il dibattimento, previsto nei mesi prossimi, il Tribunale francese dovesse pronunciarsi a favore di Giraudo, dandogli ragione, la FIGC dovrà pesantemente risarcirlo, e a quel punto potrebbe tornare in gioco pure la Juventus”.

Per Chirico l’equazione è elementare: “dare ragione all’ex AD juventino, che all’epoca dei fatti prese tutte le decisioni per conto del club torinese, significherebbe dare implicitamente ragione pure alla Juve, poiché i diritti di Giraudo coincidono con quelli della Juventus. Sarebbe forse la volta buona per riaprire il processo sportivo e riesaminare i fatti sulla scorta di tutti i nuovi elementi emersi dopo il 2006″. 

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