Luciano Moggi, ex direttore generale della Juve ha commentato per le colonne di Tuttosport il festino proibito dei giocatori della Juve, condividendo la linea dura della società bianconera sulle punizioni inflitte a Dybala, Arthur e McKennie, rei di aver violato le regole della pandemia.
Moggi prende spunto da ciò che è successo in casa Juve, per ricordare ai lettori come lui gestiva questo tipo di situazioni:
“In quel periodo c’era l’Hollywood di Milano, era la discoteca dove andavano sempre la domenica sera dopo la partita. Io avevo messo la regola: con la settimana libera si può, se mercoledì c’è la Coppa allora niente Milano. Tutti la seguivano, tranne Trezeguet”, ricorda Moggi.
“Me lo segnalano una volta, due volte… alla terza, finita la partita, mentre lui è ancora sotto la doccia, schizzo a Milano e vado all’Hollywood ad aspettarlo… mi ha sorriso come se niente fosse”.
“Gli ho detto: guarda che fortuna David, ci sono anche io, così ti accompagno a casa. Andiamo? Mi ha detto: subito direttore con piacere! Non si è neanche tolto il cappotto e siamo tornati a Torino. Multa? Sì. Ma meno salata di quella che si beccò Camoranesi quando non venne in ritiro: 200mila euro! Così prendevo due piccioni con una fava: Giraudo era contento per il bilancio e io tenevo la disciplina nello spogliatoio!”.
Moggi rivela poi l’aneddoto su Montero:
“Le cene, le serate fuori, gli sgarri sono sempre esistiti in tutte le squadre. La differenza la fa sempre il campo, come dicevo sempre a Montero. Quando arrivò mi disse: “Direttore, lei deve sapere che per me la notte è come il giorno”. E io gli dissi: “E tu devi sapere che per me notte e giorno non contano, vale quello che fai in campo sia con il sole che con i riflettori. Lì ti giudicherò e valuterò se sei da Juve”.
“Poi lo facevo controllare, logicamente. E sapevo che la sera stava fuori fino alle due o le tre, beveva qualche birra e poi… poi non so esattamente come finiva le serate. Però in campo mai un problema e tanto bastava. Fino a che non si sposò. Aveva iniziato a rigare dritto, cena alle 8 poi a nanna presto. E in campo non sembrava lo stesso. Così l’ho chiamato e gli ho detto: “Senti Paolo, qui c’è bisogno che tu torni a fare le serate nei locali, perché così non va bene. Se vuoi ci parlo io con tua moglie”. Lui lo racconta ancora!”, ricorda con orgoglio Moggi.