“È crollata l’ideologia della Juventus”. Fabio Caressa sul suo canale YouTube ha voluto analizzare nel dettaglio il momento e le scelte della Juventus. Da un paio di giorni, infatti, i bianconeri hanno deciso di cambiare rotta e dare una scossa al gruppo: l’esonero di Motta e l’arrivo di Tudor, per cercare anche di riportare alla luce quel dna Juve finito un po’ a margine con l’italo-brasiliano.
Fabio Caressa ha esordito così parlando della Juventus: “Il licenziamento di Motta e l’arrivo di Tudor non è solo un avvicendamento tecnico ma sono anche il crollo di un’ideologia. Non sono mai stato un amante delle ideologie perché credo che prevedano una visione aprioristica della realtà. Quando le idee di Hegel si incarnano nella storia ci sono due possibilità: o si adattano, si modificano per diventare realtà ed entrare nella storia. Oppure, e questo secondo me è il problema principale, cercano di cambiare la realtà per rispondere ai paradigmi che sono alla base dell’ideologia. Cambiare la realtà, cercare di modificarla in base a quello che si pensa. Soriano, Chief Officier del Manchester City ha scritto un bel libro ‘La palla non entra mai per caso’ che parla anche di questo. Dice che in una società che funzioni c’è un visionario, un signor no e una colonna. Il visionario dà l’idea di fondo, la fornisce e nel caso della Juventus è ben esplicata nella lettera di Elkann al momento dell’insediamento di Giuntoli: contenimento dei costi, degli stipendi e raggiungimento del risultato. Il signor no sono gli amministratori della Juventus che ovviamente hanno il controllo dei conti e prevede che l’idea originaria passi attraverso la definizione dei mezzi che si hanno a disposizione. Idea e mezzi poi devono essere eseguiti e per questo c’è bisogno della colonna. La persona che, conscia dell’idea iniziale e dei mezzi a disposizione, cerca di adattarla alla realtà per il raggiungimento del risultato finale. Se, però, c’è un’ideologia alla base, nell’applicazione delle due cose, si prova a modificare la realtà sulla base di quello che si è pensato e non può essere una cosa che funziona. Sono concetti filosofici ma secondo me molto interessanti. Si è partiti da un concetto ideologico per capire ciò che si doveva fare, ovvero la Juventus avrebbe dovuto giocare in un certo modo e si è scelto Thiago.
E proprio sul tecnico italo-brasiliano ha specificato quali sono stati, secondo lui, gli errori: “Il suo fallimento che è abbastanza sotto gli occhi di tutti, per colpe sue e non, è anche il crollo di questa ideologia. La Juventus prende Tudor, allenatore concettualmente diverso da Motta, e sconfessa quanto fatto fino a ora. L’ideeologia del possesso palla e portare avanti le cose si è scontrata con la realtà, non si è incarnata nella storia della Juve nel giusto modo. Perché la Juve è sempre stata con un suo dna e quell’idea andava adattata al sistema Juventus e non la Juve ad adattarsi, non funziona così. Per questo che le ideologie spesso sono pericolose perché hanno la presunzione di modificare la storia. C’è da farsi molte domande. Gli errori di Motta. Thiago ha avuto un atteggiamento estremamente presuntuoso, molto ideologico. Era convinto che le sue idee potessero venire prima di tutto. Ha fatto delle dichiarazioni che rimarranno: vincere non è un’ossesione, sono io l’uomo giusto ed è andato in contrasto con la realtà del suo spogliatoio perché è evidente che qualcosa è successo dopo la partita con la Fiorentina in questi 7 giorni. I giocatori non c’erano e così lo stesso Motta. Dopo la Fiorentina Giuntoli è andato davanti alle telecamere confermando che Thiago fosse l’uomo giusto. Ha difeso la propria ideologia che era già crollata. Motta ha messo la squadra al servizio di sé stesso. Non ha mai scelto un capitano, perché lo era lui. Ha continuato a far ruotare i giocatori in posizioni che non era la loro. Ha anteposto l’idea alla realtà. Il calcio ha dimostrato che le ideologie non possono funzionare perché è un mondo che cambia velocemente. Quello che è valido oggi non può essere valido domani. Non è mai stato così Ci può essere un’idea tattica ma non può essere ideologica e va adattata a quello che hai. Un esempio chiaro è Conte. Tatticamente ha le idee chiare però le adatta, non è ideologico. Questo è molto diverso. Di errori alla Juve, però, ne sono stati fatti tanti .
Il discorso è andato poi su altri errori fatti dal club e da Giuntoli: “C’era un’idea pratica che aveva guidato la Juve per tanto tempo, la Next Gen, la creazione di talenti. Talenti svenduti per acquistare giocatori meno bravi. È vero che è stat svecchiata la rosa, ma non poteva essere svecchiata in quel modo lì. Troppo facile parlare di Huijsen ora, ma è un esempio ma se ne possono fare tanti altri. Che senso ha creare un progetto a medio-lungo termine e prendere giocatori in prestito oneroso? Non è più un progetto, ma un tentativo di aggiustare le cose in corsa. Io credo che alla fine non sarà soltanto Thiago Motta a pagare. Un altro concetto è importante ed è relativo al tempo. Sei mesi in una squadra che non è la Juve che deve costruire sono un tempo congruo anche se non si è arrivati a risultati positivi, ma sei mesi alla Juve non sono un tempo congruo perché è diversa la pressione, le aspettative, l’imposizione di dover vincere e arrivare a un risultato soprattutto per gli impegni economici che devono essere rispettati. La percezione del tempo cambia a seconda della realtà che stai vivendo. Tutto questo mi porta a dire che il cambio di Motta e l’arrivo di Tudor, buon allenatore ma che ha avuto problemi al Marsiglia ed è stato mandato via dalla Lazio, sono cose che contano. Ha a disposizione nove settimane per sistemare tutto, ma l’importante è che con Tudor non ci sia un’altra ideologia, ma in base alla situazione farà le sue scelte perché la realtà va analizzata”.