L’avvocato Giorgio Spallone si è espresso sull’inchiesta Prisma e sulla decisione della Cassazione circa la spostata territorialità del processo (di cui è accusata la Juve) a Roma:
“Le ipotesi erano due: Milano o Roma. La più semplice era Milano per via della sede della Borsa, ma è stata scelta Roma perché vi è il server utilizzato dalla Juventus per inviare le comunicazioni alla Borsa e agli azionisti”, ha detto il legale intervistato da Radio Bianconera nel corso di “2 in bianconero”.
“La competenza si determina in base al luogo in cui il reato sarebbe stato consumato e la Corte ha ritenuto che Roma sia il luogo in cui il reato di aggiotaggio e di false comunicazioni sia stato consumato”.
“Le indagini della Procura di Torino restano, quello che andava cancellato per esempio erano le eventuali misure cautelari che, mi pare, fossero state chieste per Andrea Agnelli. Ora però è stato emesso l’ordine di trasferimento dell’intero fascicolo alla Procura di Roma, che lo dovrà riesaminare e riformulare le nuove richieste al Gip, eventualmente modificandole. Si può solo applaudire e complimentarsi con il collegio difensivo della Juve, anche perché è di altissima levatura, perché lo spostamento della territorialità è stato un punto a suo favore”.
“Vista la piega presa nella sede della Procura di Torino, con una richiesta di rinvio a giudizio, spostare ora il processo a Roma e riesaminare il fascicolo è stato di sicuro un successo per i legali della Juve”.
“Se la giustizia sportiva è una barzelletta? La giustizia sportiva è governata da tutt’altra disciplina, che tecnicamente viene definita domestica nel senso gergale tra avvocati e magistrati della giustizia sportiva. A mio parere, la giustizia sportiva, e in particolare quella del calcio, richiederebbe una profonda riforma. Alcuni colleghi si appellano al fatto che c’è stata una recente riforma nel 2019, per cui dicono che non se ne può fare una ogni anno, ma a mio parere ora sarebbe necessaria.”
“Se è valsa la pena patteggiare? È una domanda che i tifosi si pongono in maniera lecita, ma credo che il tifoso debba partire dal presupposto che il patteggiamento non è un’ammissione di responsabilità. La valutazione va fatta in maniera complessiva e non solo rispetto a questo procedimento penale, va fatta con riferimento al procedimento dei 10 punti di penalizzazione e tutti gli altri procedimenti. In quest’ottica, con l’aggiunta dello strascico in sede di giustizia UEFA, la mia opinione personale ed esterna è che il patteggiamento non sia stata una scelta del tutto irragionevole. La valutazione deve essere generale e non solo fondata su un caso di specifico”.