sabato, 27 Aprile 2024

Inchiesta Juve, il Gip smonta l’impianto accusatorio: “Plusvalenze prassi costante e manovra stipendi nata per le difficoltà dettate dalla pandemia”

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Il Gip di Torino Ludovico Morello è pronto a respingere le richieste dei pm che hanno condotto l’inchiesta sui conti della Juventus.

Secondo quanto riferito da Tuttosport il Giudice per le Indagini Preliminari ritiene le plusvalenze una “prassi costante” nel calcio, gli indagati sono incensurati e la manovra stipendi è nata per una ragione specifica e contingente: a fronte alle difficoltà della pandemia.

Nello specifico, per quanto riguarda le plusvalenze, il Gip fa presente che, essendo appunto una pratica diffusa, non ci sarebbe stata malafede nella loro applicazione da parte del club bianconero, e verrebbe quindi a mancare il dolo e a decadere l’ipotesi di reato.

Cambia dunque il vento nei confronti degli indagati:

Sono soggetti completamente incensurati e perfettamente inseriti nel tessuto economico e sociale (nazionale e internazionale) – scrive Morello -. La società nei cui confronti sono mosse le contestazioni è una delle più importanti in ambito calcistico nazionale e internazionale, quotata in Borsa, quindi ragionevolmente molto attenta e sensibile alle conseguenze di eventuali indagini a suo carico”.

Ma non è tutto: sugli stipendi c’è un attenuante all’interno dell’impianto accusatorio: Il pericolo di reiterazione del reato sembra sempre meno attuale e concreto se si considera che le condotte in esame sono state poste in essere in buona parte nel grave e completamente imprevedibile contesto pandemico collegato all’emergenza sanitaria pandemica che ha determinato, tra l’altro, la sospensione delle competizioni calcistiche nazionali ed internazionali, oltre alla chiusura al pubblico degli impianti sportivi, con conseguenti danni economici esorbitanti”.

E ancora, Morello poi sottolinea come “le problematiche finanziarie del club fossero in parte antecedenti all’emergenza sanitaria, tuttavia è bene evidente come entrambe le “manovre stipendi” del 2020 e del 2021 siano in stretto rapporto con i fatti collegati alla pandemia e, quindi, come le stesse (certamente illecite e in relazione alle quali si condivide con la pubblica accusa la sussistenza di gravi indizi) siano da ritenersi legate a un determinato periodo storico non più attuale”.

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