Il giornalista juventino Marcello Chirico, commenta la vicenda legata alla Superlega e non risparmia bordate a Ceferin e alla Uefa al netto di tutti i possibili errori commessi da Agnelli in tutta questa faccenda.
Il tiro al bersaglio ad Agnelli “praticato da tanti in queste ore è deplorevole. Non si possono impartire lezioni di moralità, meritocrazia ed etica sportiva, e poi scadere nelle offese più abominevoli. Ed è ancor più grave quando a farlo non sono i bulli dei social ma dei rappresentanti istituzionali, tipo il presidente Uefa, Aleksander Ceferin”, tuona in premessa Chirico.
Il giornalista denuncia soprattutto l’atteggiamento del capo dell’UEFA: “Un passato, il suo, da legale difensore di criminali di guerra, ha raccontato lui stesso, ma che – ha detto all’indomani dell’annuncio della SuperLega – nella sua vita non ha mai incontrato uno come Agnelli. Ovvero, una persona umanamente peggiore di coloro i quali si sono macchiati di violenze, genocidi, esecuzioni sommarie, foibe e altre azioni brutali. Di sicuro imparagonabili di fronte al tentativo di organizzare una SuperLega di calcio”.
“Un accostamento improprio, ma che Ceferin ha volutamente cercato, e per quanto possa essersi sentito preso in giro da Agnelli non aveva davvero ragione di fare. Perché non è soltanto esagerato, ma brutto, anzi squallido, diseducativo. Il numero 1 della principale organizzazione calcistica continentale non può permettersi di dire una cosa del genere a un proprio tesserato”, tuona Marcello Chirico.
Secondo Chirico, la Juve di Agnelli è in testa alla lista di proscrizione Uefa: “Ceferin pretende il pentimento e la prostrazione di tutti i ribelli, come lo Zar la esigeva dai propri sudditi, pena ritorsioni. Tipo, la non iscrizione alla prossima Champions League, anche se conquistata sul campo. Stavolta la tanto sbandierata (seppur in maniera ipocrita) meritocrazia, per alcuni non varrà”.
Il giornalista è durissimo nel trarre le conclusioni nel suo editoriale: “Quando si passa a punire in modo sommario chi non rinuncia a un’idea, ad impedire la libertà di pensiero, quando si rifiuta qualsiasi forma di dialogo, quello è l’inizio di una dittatura vera. In questo caso, per fortuna, solo calcistica, ma fa schifo alla pari di quelle politiche o militari. Se per avere ragione a tutti i costi passi alla repressione, non sei più un presidente ma un tiranno, e il #Ceferinout non è solo uno slogan ma una richiesta”.