giovedì, 25 Aprile 2024

Padoin: “Pirlo è l’Andrea di sempre, vuole un calcio divertente”

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Simone Padoin, il mitico talismano della Juventus, ha rilasciato una lunga intervista per il sito di Gianluca Di Marzio. Ecco alcuni passaggi:

E proprio a proposito di talismano: “C’era chi mi toccava prima delle partite, dicendo che portavo bene. Era una cosa simpatica. Ancora oggi, quando sento qualche ex compagno, c’è chi mi chiama talismano…”.

Padoin non dimentica la fantastica avventura in bianconero:

Sono andato alla Juve nel 2012 – prosegue Padoin -, in un periodo in cui l’Atalanta non stava facendo bene. Conte, però, mi aveva già allenato in nerazzurro, era convinto che avrei potuto dargli una mano pure a Torino”.

“Il mio lavoro era stato apprezzato: non è questione di c**o, bisogna essere bravi a farsi trovare sempre sul pezzo”.

“Com’è andata la trattativa che ha mi ha portato in bianconero? E’ durata appena qualche ora, la ricordo come se fosse ieri. Erano le 6 e mezzo di pomeriggio, due giorni dopo avremmo giocato nel turno infrasettimanale e io mi stavo rilassando sul divano. Squilla il telefono: era Tinti, il mio procuratore. “Vuoi andare alla Juve?”. Avevo appena firmato un rinnovo quinquennale con l’Atalanta, sembrava uno scherzo. Ma Tullio, su queste cose, non scherza mai. Sono rimasto in silenzio 3-4 secondi, poi gli ho detto di sì. Alle 9 e mezzo ero già in macchina, in viaggio verso Milano. E quella sera diventai un calciatore della Juve”.

Il primo scudetto fu pazzesco – continua Padoin -, si percepiva un’aria diversa per le strade della città. La squadra non vinceva da un po’, la gente era felicissima. Essere riusciti a regalare quella gioia dopo tanto tempo è stato qualcosa di meraviglioso”.

Su Pirlo: Pirlo in campo era un fenomeno, lui e Buffon sono i compagni di squadra più forti che ho avuto. Entrambi campioni, ma in modo diverso. Gigi era esuberante, Andrea l’opposto: non era un tipo di molte parole, gli bastava uno sguardo per farti capire cosa si aspettava da te. La differenza tra una partita normale e un big match stava tutta lì: quando bisognava alzare l’asticella, Pirlo non chiedeva palla, la pretendeva. Penso che da allenatore sia un po’ l’Andrea di sempre. Vuole un calcio divertente, prepara bene le partite. Ha tutto per riuscire a fare bene anche in questo nuovo percorso”.

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