La Juventus ha appena conquistato il suo 9° scudetto consecutivo e permettendo così al suo terzo portiere, Carlo Pinsoglio, di raggiungere il suo terzo scudetto.
“Più scudetti che presenze“, come scrive Tommaso Lorenzini sul quotidiano Libero:
“Terzo portiere ma primo tifoso, idolo di curva e compagni. “Essere John Malkovich” sarà anche un bel film, ma “Essere Carlo Pinsoglio” è da Oscar.
Tre scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana tutti con la Juve pur avendo giocato solo due volte in tre stagioni: 117 minuti, una vittoria, un ko, tre reti subite. Più scudetti che presenze.
Pinsoglio cresce nelle giovanili del club e si ritrova davanti un totem della Nazionale, Buffon.
Nel 2017, con la la regola che impone di avere almeno 4 giocatori cresciuti nel vivaio, da Torino arriva una telefonata e la risposta di Carlo è ovvia: «Juve, Arrivo».
Il ritorno a casa, a 27 anni, con la consapevolezza di non giocare mai, non ha però i contorni di una prigione dorata (guadagna meno di tutti, 300mila euro all’anno) quanto il privilegio di far parte di un pezzo di storia e l’apprezzamento dei compagni.
Nella stessa estate arriva anche Szczesny, erede di Buffon, e il giudizio del polacco è netto: «Per diventare un campione ho scelto di seguire un esempio: Pinsoglio. Mi sono sempre detto “se riesco ad allenami con la sua intensità e la sua passione magari riesco a diventare bravo come lui”».
Un’amicizia nata fra fango e sudore, durante il lockdown si sono allenati a casa di Szczesny: «Ci diciamo tutto. Quando aveva tre capelli gliel’ho detto che era imbarazzante, ora sembra un Beatles».
Merito di tale Cristiano Ronaldo, col quale è subito divenuto grande amico (Pinsoglio era l’unico della rosa alla festa dei 35 anni), che lo scorso anno lo ha spedito in una delle sue cliniche specializzate a Madrid dalla quale è uscito con una chioma invidiabile“.