Andrea Bosco, giornalista di fede bianconera, ha scoperchiato il vaso pieno di omertà sulla vicenda legata alle dimissioni di Mancini e che nasconde il disegno complottista ai danni della Juve.
““Ingrato“. Così avrebbe definito Aurelio De Laurentiis, il presidente federale Gravina dopo il rifiuto di liberare Luciano Spalletti dal vincolo (3 milioni e mezzo di euro) che lo lega al Napoli. Gravina con evidenza pensava a quella vicenduola legata ad Asl, tamponi, voli fissati ed in articulo mortis cancellati”, ricorda il giornalista.
“Insomma Gravina pensava a quel Juventus – Napoli che De Laurentiis in epoca covid disertò, anche perché (dissero le malelingue) aveva all’epoca tre giocatori fondamentali infortunati e non giocare quella gara gli veniva a fagiolo. Tre punti persi a tavolino, Grassani e truppe cammellate all’opera ventre a terra, ricorso, il procuratore federale dell’epoca (Sandulli chi era costui?) che scrive in seconda istanza di “dolo preordinato“, ma che Gravina lascia solo come un verme quando la cosa finisce al collegio di garanzia del Coni”.
“La Juve non si presenta e non eccepisce. La Federazione non si appella. Il dibattito diventa una farsa, dura dieci minuti e il Napoli viene assolto per aver applicato una legge dello Stato (e fa nulla se il comportamento di almeno una di quelle Asl risultasse sospetto). Morale: si rigioca ma la reputazione di Gravina già compromessa, si becca un altro sganassone. Sandulli a fine stagione viene dirottato ad altro incarico”.
“E’ l’uomo che un anno dopo Calciopoli confessò che il collegio giudicante del quale faceva parte aveva “operato sull’onda del sentire popolare“. Tradotto: il Libro Nero dell’ “Espresso“ e le articolesse della “Gazzetta dello Sport“. Per chi avesse dimenticato”.
“Gravina si attendeva riconoscenza da De Laurentiis per aver disertato il collegio di garanzia del Coni. Quel “dolo preordinato“ poteva costare parecchio al Napoli e al suo presidente. Un senatore di Forza Italia, presidente del Club Napoli a Montecitorio ha parlato di Federazione in stile sovietico: lo stato che impone il suo volere. La Figc non è “lo stato“, ma Gravina gode di appoggi politici ai più alti livelli. Altrimenti avrebbe da tempo (con il suo curriculum) preparato gli scatoloni. Ha torto a pretendere “favori“ da De Laurentiis. E ha torto a sperare da parte di Don Aurelio “gratitudine“. Nel calcio non ci sono amici. Le dimissioni di Mancini hanno scatenato un putiferio…”
Fonte: Tuttojuve.com