Torino – 30 maggio 2025
Dopo settimane di speculazioni, è arrivata l’ufficialità: Gian Piero Gasperini è il nuovo allenatore della Juventus. Il tecnico piemontese lascia l’Atalanta dopo otto stagioni memorabili, culminate con la storica vittoria dell’Europa League nel 2024 e un’identità di gioco che ha incantato l’Europa. Ora è chiamato a riportare i bianconeri ai vertici del calcio italiano ed europeo.
Una scelta di rottura
La dirigenza juventina, guidata dal presidente Gianluca Ferrero e dal direttore sportivo Cristiano Giuntoli, ha puntato su Gasperini per voltare pagina dopo anni turbolenti. L’addio a Massimiliano Allegri ha segnato la fine di un ciclo fatto di pragmatismo, risultati altalenanti e un gioco spesso criticato. Con Gasperini si sceglie invece la strada della proposta offensiva, dell’intensità e della valorizzazione dei giovani.
Un ritorno carico di significato
Per Gasperini, 67 anni, si tratta di un ritorno a casa: cresciuto nel vivaio bianconero come calciatore, ha respirato per anni l’aria di Vinovo prima di iniziare la sua carriera da allenatore. Ora torna da protagonista, con l’ambizione di lasciare un’impronta profonda anche da tecnico.
Modello Atalanta: cosa cambia alla Juve
Il tecnico porterà con sé i suoi dogmi tattici: difesa a tre, pressing alto, costruzione dal basso e fluidità offensiva. Cambierà molto, dunque, rispetto alla gestione precedente: servirà tempo per assimilare i nuovi concetti, ma la rosa juventina, ricca di giovani di talento, sembra pronta per la trasformazione.
Secondo indiscrezioni, Gasperini avrebbe chiesto garanzie su alcuni rinforzi funzionali al suo sistema, con nomi come Koopmeiners e Scalvini già accostati alla Vecchia Signora.
Obiettivi e aspettative
L’obiettivo minimo sarà tornare competitivi in Serie A, ma l’ambizione della società è chiara: riportare la Juventus a lottare per lo scudetto e tornare protagonista in Champions League. Con Gasperini, la Juve punta a farlo con uno stile riconoscibile, moderno e coraggioso.
Conclusione
Gasperini alla Juventus è una scelta coraggiosa, forse la più rivoluzionaria dell’ultimo decennio bianconero. Un cambio di mentalità più che un semplice cambio di panchina. Sarà la fine del “corto muso” e l’inizio di una Juve più arrembante? Solo il campo darà le risposte, ma una cosa è certa: a Torino, inizia una nuova era.