venerdì, 26 Aprile 2024

Montezemolo: “Agnelli? Nove scudetti parlano chiaro, contano i risultati”

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Luca Cordero di Montezemolo 30 anni fa diventava numero uno della Ferrari e nel corso di un’intervista a il Corriere dello Sport ha ripercorso la sua lunga carriera ed è tornato a parlare anche della Juventus e del suo rapporto con l’Avvocato Agnelli.

“Quando mi è stato chiesto di fare il presidente della Fiat ho passato la notte in bianco. Nel giro di 16 mesi erano morti prima Gianni e poi Umberto Agnelli, la famiglia mi chiese in modo pressante di accettare” ha ricordato l’imprenditore che ha poi rivelato: “L’Avvocato mi chiamava sempre alle 6.30 chiedendomi se stessi dormendo. Gli dicevo di no, ma mentivo. Da allora mi sveglio sempre più o meno a quell’ora”.

Mi mancano le nostre chiacchierate su tutto – ha aggiunto. Mi manca sempre di non avere più una persona che mi ascoltava anche quando gli parlavo di problemi personali. Gli ho voluto molto bene”.

Montezemolo ha poi ricordato il suo ingresso alla Juventus: “All’Avvocato era piaciuto il mio lavoro per Italia ‘90, il giorno della finale mi invitò a cena: voleva dare una svolta alla Juve e pensò a me come dirigente. Aveva deciso di chiudere il ciclo Zoff perché secondo lui un portiere non poteva fare l’allenatore, era ammirato da il Milan di Sacchi. Io parlai con Sacchi ma Agnelli aveva già preso Maifredi, sa, il calcio champagne. Un tipo simpatico, alquanto pazzo, ricordo la sera che perdemmo 5 a 1 con il Napoli in Supercoppa. Il povero Tacconi era distrutto: “Mi ha fatto giocare da libero…”. Non poteva durare alla Juve“.

Pentito di aver fatto il dirigente della Juve? Super pentito, ma ad Agnelli non potevo dire di no ha ammesso Montezemolo, che ha aggiunto poi un commento su Calciopoli:

“Ero fuori da tutto, certo non simpatizzavo per quella gestione. Mi è dispiaciuto invece per i fratelli Della Valle, due persone perbene che hanno visto la loro immagine macchiata più del dovuto”.

Andrea Agnelli? Contano i risultati, c’è poco da dire o contestare. Nove scudetti parlano chiaro“.

Idoli? Maradona, da grande, e Sivori, quando ero più piccolo. Da tifoso del Bologna ammiravo Bulgarelli. Poi c’era l’ungherese Detari, un genio e sregolatezza alla Cassano, e Platini. Un giorno Agnelli lo beccò che fumava di nascosto nello spogliatoio, e lui disse ‘Avvocato, l’importante è che non fumi Furino’. Intelligentissimo”.

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