A distanza di 48 ore il nuovo progetto Superlega, che per due giorni ha mandato in subbuglio il mondo del calcio, è giunto al suo epilogo, a seguito soprattutto delle pressioni della UEFA, delle Federazioni e della politica.
Dopo le minacce del premier britannico Boris Johnson, di frenare la Superlega con una legge ad hoc, a dare i primi segni di cedimento i club inglesi City e Chelsea, seguiti a ruota da Liverpool, Arsenal, Tottenham e United, dopo la riunione notturna convocata d’urgenza dalla UEFA.
A confermare lo stop alla Superlega, il presidente della Juventus Andrea Agnelli, che nel corso di un’intervista concessa alla Reuters ha spiegato l’evoluzione del progetto e ha rivelato anche un retroscena.
“Se le 6 squadre inglesi si fossero staccate, la politica l’avrebbe visto come un attacco alla Brexit e al loro schema politico”, ha affermato Agnelli. La Super League non andrà avanti, ma resto convinto che sarebbe stata la creazione della più bella competizione al mondo”.
“Abbiamo ricevuto tante minacce di estromissione dalle competizioni, ai giocatori dicevano che non avrebbero più potuto partecipare alle competizioni per Nazionali. Questo dovrebbe far capire qual è il loro atteggiamento. Credevo davvero che il progetto Superlega avrebbe potuto cambiare il calcio in meglio. Ora avrò tempo per dedicarmi all 100% alla Juventus e lo farò con la passione di sempre”, ha affermato il presidente bianconero.
12 i club fondatori dell’ambizioso progetto, ma ad attendere alla porta anche numerosi altri che ambivano a farne parte: “Non dirò qui quanti club mi hanno contattato in queste 24 ore per aderirvi. Magari mentono, ma sono stato contattato da un numero importante di club per aderire“, ha rivelato Agnelli.
Agnelli ha poi spiegato: “Altri modi per mettere insieme un progetto come questo? Se avessi dovuto chiedere l’autorizzazione ad altri, non credo che avrei pensato ad un progetto come la Superlega“.
In merito ai possibili rapporti compromessi con la UEFA, in particolare con il presidente Ceferin, Agnelli ha poi concluso: “Le relazioni sono lì, ne ho viste tante cambiare nel tempo. Adesso sono certo che le persone saranno aperte al dialogo, a parlarsi l’una con l’altra. Però non credo che la nostra sia un’industria sincera, affidabile e credibile in generale”.