Andrea Bosco dedica il suo editoriale al ricordo di Maradona: “Mi reputo fortunato perché nel corso della mia vita (che sta transitando dall’autunno all’inverno) ho ammirato i migliori. Solo per Garrincha mi sono dovuto accontentare della televisione”, scrive Bosco.
“Reputo stucchevoli le graduatorie. Il calcio, stagione dopo stagione, ha avuto una evoluzione. Fisica, tattica, tecnica. Tutto è poi relativo: per me Omar Sivori era il migliore”.
“Maradona se n’è andato a 60 anni, provocando una commozione planetaria che stenta ad affievolirsi . Diego sul prato verde faceva vedere magie. I dettagli, come può capitare, possono sfuggire. Per “comprenderli“, dopo averli memorizzati, devi riavvolgere il “nastro“. Di Maradona ti colpiva la parte“ finale “di una azione o di un gol. Rimanevi estasiato. Ma se riuscivi ad andare a ritroso, allora “vedevi” lo stop abbacinante, la finta micidiale, il passaggio millimetrico, il lancio con il contagiri. Non solo il dribbling o la rete da ricordare.
“Maradona aveva la capacità di folgorare: avversari e pubblico. Qualcuno lo ha paragonato ad una tela di Caravaggio: immagino per l’idea rivoluzionaria di quel grande pittore di raffigurare puttane e tagliagole, nei panni di madonne e santi. A mio parere Maradona era una colata di Pollock. Ti investiva con la matericità e le tinte accese.
E ancora: “Suo il gol più bello del “secolo“. Anche se a mio parere il più difficile fu quello infilato su punizione a Stefano Tacconi in un Napoli – Juventus. Prodezza balistica che frantumò le certezze della fisica. La Juventus, per onorarlo, ha messo quel gol sul suo profilo”.
“Avrebbe potuto giocare con la maglia bianconera, segnalato minorenne a Gianni Agnelli da Omar Sivori. Benché diventato a Napoli simbolo del ribelle in lotta contro il “potere” (moderno Masaniello, capace di riscattare una città e un popolo) confessò Maradona nel 1992, durante la sua stagione al Siviglia, di aver sognato a lungo la Juventus. Di aver immaginato di poterne diventare il condottiero come lo erano stati Bettega e Tardelli”.
“Alla Juventus, per quanto immenso, Maradona sarebbe stato il “primus inter pares“: Platini permettendo, ovviamente. Avrebbe certamente vinto più dei due scudetti che conquistò sotto al Vesuvio. Sarebbe stato amato ma non venerato come a Napoli. La sua vita sabauda sarebbe stata diversa. Non mi avventuro a dire migliore: solo diversa” .
Non potevi non ammirare Maradona: troppo bravo. Una sola volta l’ho detestato. Quando nel mundial delle “notti magiche“ , incitò i napoletani a tifare contro l’Italia. I napoletani lo ascoltarono tifando Argentina. Antiche ruggini con quel Cavour” .
“Mi intriga un aspetto della vicenda di Maradona. Vale a dire (nell’ambito della sua grandezza calcistica e dell’altrettanto esagerata dimensione umana) la capacità di diventare simbolo degli ultimi. Maradona era nato povero in una “villa miseria“ argentina. Come Pelè: così povero da non potersi permettere un paio di scarpe per giocare a calcio”.
“Diego Armando era un “rebelde“. Che, ha spiegato Jorge Valdano, “il mondo dopo averlo incoronato re, ha lasciato solo“” .
“Bergoglio ha mandato alla famiglia Maradona una lettera ed un rosario. Visto che chi l’ha conosciuto descrive Diego come un uomo buono e generoso, chissà che (grazie a quella lettera) gli sia stato concesso di salire all’Ultimo Piano .
“Immagino che anche da quelle parti ci sia una nazionale. Il problema, per Diego, sarà convincere quello con i calzettoni arrotolati a lasciargli la numero 10. La vedo complicata.”