Nel corso di un’intervista rilasciata a la Repubblica, l’ex attaccante Aldo Serena, oltre a commentare l’imminente ripartenza del campionato, ha anche ricordato il suo passato, tra cui il suo periodo trascorso in bianconero.
Il parere di Aldo Serena sulla corsa allo scudetto della stagione che si appresta a ripartire:
“Immagino una lotta a tre fra Juve, Inter e Napoli. Stimo moltissimo Gattuso, sta facendo solo cose giuste.
Inter e Juve, pur con limiti economici, sono entrambe bene attrezzate. Penso che il vero botto di questa sessione sarà l’attaccante bianconero.
Per il resto, apprezzo Hakimi e Kulusevski, entrambi destinati a diventare molto forti“.
Aldo Serena ha poi commentato il suo rapporto con i tifosi nel corso della sua carriera:
“Amore quasi ovunque, direi. Al Toro, purtroppo, a un grande amore è seguito anche tanta rabbia. Non mi hanno mai perdonato il passaggio alla Juventus. Ancora qualche anno fa ero allo stadio Olimpico di Torino per una telecronaca e ho dovuto correre per evitare un paio di torinisti a cui non era ancora passata”.
Serena ha poi ricordato il suo rapporto con Luciano Moggi:
“Per la mia esperienza posso dire che è una persona attenta, che ti mette a tuo agio. Lo incontrai al Torino. Al tempo facevo il militare a Bologna, avanti e indietro fra campo e caserma. Mi mise a disposizione un’auto con l’autista, che mi veniva a prendere direttamente in Emilia Romagna, o che mi caricava in stazione quando scendevo dal treno in divisa”.
Serena ha poi concluso:
“Se dovessi descrivere le tre grandi del nord?
La Juve, ordinata. Sono arrivato prevenuto e sono andato via con dispiacere. Ho trovato una società snella, magazzinieri che erano lì da quarant’anni, un clima familiare.
Il primo Milan, ai tempi della Serie B, confusionario. A Milanello per far cassa Farina organizzava matrimoni, mentre noi giocavamo! Ci allenavamo e intanto suonava l’orchestrina per gli sposi. Il Milan di Berlusconi, invece, strepitoso. Non mi viene in mente un aggettivo migliore. Lo staff medico era andato a formarsi a Chicago dai Bulls, che non avevano mai un infortunio.
L’Inter di Trapattoni la definirei moderna. Allenatore, società e calciatori erano connessi, uniti, una cosa sola”.