Andrea Bosco, tra le colonne di Tuttojuve, lancia uno scoop sui complotti contro la Juventus, avvenuti nel palazzo del calcio.
Il giornalista di fede bianconera “romanza” la vicenda con queste parole:
“Metti una sera a cena. Otto persone in un palazzo del centro di Roma. Due uomini di cultura. Un porporato. Tre belle signore. Un giornalista e un uomo molto potente. Più o meno del livello del Bisignani che con l’ex prefetto di Roma, Pecoraro (poi diventato con la benedizione del Pretorio capitolino procuratore federale in Figc) discuteva dell’ordine del giorno del Copasir”, comincia con queste parole il racconto di Bosco.
“E’ di politica, che all’inizio della cena si parla. E di economia. […] Inevitabilmente al dessert si finisce col parlare di calcio. Il porporato che tifa Roma, sfotte uno degli intellettuali che tifa Juventus: “In due gare di campionato avete fatto un solo punto“. Il discorso si allarga. La cavalcata del Napoli, la crisi, non solo sportiva della Juventus, Inzaghi che non resterà all’Inter, Pioli che sta facendo miracoli”.
Poi “l’uomo potente spiega che Chinè ha un rapporto privilegiato con Lotito. Il porporato azzarda: “In effetti per quella vicenda dei tamponi della Lazio, Chinè…“. Ma in fondo che Lotito abbia rapporti con troppa gente a Roma, è cosa risaputa. Al pari che Lotito ambisca a diventare il manovratore del calcio italiano. Ma dopo qualche minuto l’uomo potente lancia una bomba”.
Bosco la racconta così. Queste le parole dell’uomo potente: “«Avevano deciso prima che la Juventus vincesse l’ottavo titolo». Stupore , subito archiviato dalla curiosità: «Chi, ha deciso cosa?». Risposta: «gli interessi della Federazione si sono saldati a quelli dell’Uefa e a quelli della politica. Una società che vince nove titoli di fila è una aberrazione che il sistema non può che combattere. Un sistema funziona se ogni anno vince una squadra diversa. Se l’interesse viene distribuito su varie platee. L’Italia è un Paese con numerose realtà geografiche e sociali. La Superlega, idea di calcio elitario, ha fatto traboccare il vaso»”.
“Fanno notare all’uomo potente che le sue affermazioni sono gravi. «Che le cose finissero in questo modo era fisiologico – prosegue l’uomo – visto che per troppo tempo si sono rifiutati di vedere». Poi spiega: «Nuoci al sistema se per vincere adoperi il sistema medesimo. La situazione è sfuggita di mano. Contestano alla Juve, soprattutto di essere stata più spudorata di altri nel servirsi del sistema. E ora il Palazzo deve far vedere che esiste. La Federazione non avrebbe voluto si andasse così oltre. Ma Chinè e Torsello sono stati mal consigliati. Nove scudetti sono stati uno schiaffo che ha ridicolizzato il Palazzo. Calcio maschile, ma anche quello femminile: Juventus, solo Juventus. In Federazione c’è chi pensa che una redistribuzione economica e sportiva potrà far rinascere il calcio nostrano».
“Legenda: il sottoscritto non è il giornalista presente alla cena menzionata. Ma uno dei presenti (o delle presenti?) è un suo amico (o una amica?)”, precisa il giornalista e scrittore di fede bianconera.
“Dice che Gravina stia pensando di ricorrere al Consiglio di Stato contro il Tar che ha imposto a Chinè di consegnare la carta Covisoc, entro “sette giorni“ . La notizia è stata fatta trapelare dal “Corriere dello Sport“, un quotidiano che conosce benissimo i meccanismi della Federazione”.
“Dunque Gravina che non si “costituì“ al Coni nella vicenda Asl del Napoli , sembra voglia “costituirsi“ (come non fece per Sandulli) a sostegno di Chinè. Comunque possa andare l’eventuale ricorso al Consiglio di Stato. La Juventus secondo Gravina avrebbe dovuto andare eventualmente al Tar, “dopo“ che il Coni si fosse espresso. La cosa è idiota: se la “carta Covisoc“ contiene cose in grado di smontare il castello di Chinè è evidente che la Juventus pretenda di esibirla al Coni. Se quella carta è ininfluente non si comprende per quale motivo Chinè se la sia imboscata per sette mesi e si sia rifiutato di darne copia alla difesa della Juventus. Ma il perché si può ipotizzare”.
“In ogni caso se il Coni invaliderà la penalizzazione lo farà perché invaliderà il processo che ha visto Chinè, protagonista: per vizio di forma. Le prove dell’accusa devono essere visionate preventivamente anche dalla difesa. Dura lex, sed lex. A meno che dopo Chinè, anche il Coni non voglia farsi una “legge propria”. Non c’entra a questo punto se la Juventus sia o meno colpevole. E’ ininfluente”.
“Un procedimento giudiziario, oltre che di sostanza è fatto di “forma“. Persino nella bizantina, ingiusta e proterva, giustizia sportiva . Quella che Gravina si è sempre rifiutato di riformare”.
Quindi l’invito finale di Andrea Bosco: “Gravina, vattene”.