Abbonamenti rivenduti a prezzi raddoppiati, rincari su trasferte, parcheggi, un servizio di “security” per contrastare i venditori abusivi, e il “giornalino” della Curva: queste erano alcune delle attività con cui si finanziavano gli ultras dell’Inter, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni di Andrea Beretta, 49 anni, capo ultrà arrestato il 4 settembre scorso per l’omicidio del giovane affiliato alla ‘ndrangheta Antonio Bellocco. Ora collaboratore di giustizia, Beretta ha offerto dettagli sul sistema economico degli ultras.
Lui e gli altri leader, come Marco Ferdico e lo stesso Bellocco, riuscivano a guadagnare “5-6 mila euro al mese” ciascuno. La società Inter era a conoscenza di questi guadagni? “Sì”, ha risposto Beretta durante gli interrogatori, come riportato da Calcio & Finanza citando Il Giorno. Anche il responsabile dei rapporti con i tifosi era al corrente.
Una singola partita poteva generare fino a 10mila euro di introiti, mentre durante la cavalcata dell’Inter in Champions League nel 2023, i capi ultras avrebbero intascato “90mila euro a testa”. Per la finale contro il Manchester City, un biglietto veniva rivenduto a prezzi tra gli 800 e i 900 euro, con un “ricarico della madonna”, ha confessato Beretta.
Le dinamiche interne e il rapporto con Bellocco
Beretta ha anche raccontato l’origine del suo legame con Antonio Bellocco, l’uomo che in seguito avrebbe ucciso. “Marco (Ferdico) mi dice: ‘Meglio tenerlo con noi, così quando si presenta qualcuno di qualche famiglia (mafiosa), se ne occupa lui'”. Inizialmente, Bellocco riceveva uno stipendio di 2mila euro al mese per posizionarsi a Milano. Tuttavia, con il tempo, ha iniziato a guadagnare dai proventi del merchandising e di altre attività, portando Beretta a smettere di dargli denaro. Questo cambiamento ha generato tensioni.
Bellocco fu poi assunto presso una cooperativa di lavoro interinale gestita da un ultrà conosciuto come “il Puma”, leader dei Viking. Beretta ha dichiarato che si trattava di un’assunzione fittizia, con lo stesso Beretta a versare i soldi a Bellocco. “Una volta il Puma venne da me per chiedermi qualcosa in cambio del favore, ma gli dissi di no”.
Beretta ha infine affermato di aver procurato personalmente una casa a Bellocco a Pioltello, tramite un’agenzia immobiliare con cui aveva rapporti.
Un sistema ben rodato
Dalle confessioni emerge un’organizzazione ben strutturata, in grado di generare guadagni rilevanti sfruttando la passione per il calcio e, talvolta, valendosi di legami con la criminalità organizzata. La vicenda continua a gettare luce su dinamiche inquietanti nel mondo ultras e sui legami tra tifo organizzato e altre realtà illegali.