La notizia che José Mourinho sarà in panchina contro la Juve perché la Corte d’Appello della Figc ha ritenuto più giusto approfondire il caso, che ha visto litigare il tecnico portoghese e il quarto uomo Marco Serra e che, in prima istanza, era costato a Mourinho due giornate di squalifica, ha indignato la gran parte degli addetti ai lavori.
“Segnali di Diritto dentro la giustizia sportiva!”, scrive sarcasticamente Guido Vaciago nel suo editoriale per Tuttosposrt.
“Se non si ha la certezza dell’accaduto non si condanna”, afferma giustamente i. Direttore.
Peccato però che “ci avevano spiegato il contrario in un recente convegno, dove era stata illustrata la necessità della giustizia sportiva di essere celere, anzi celerissima, perché in ballo c’erano campionati in corso. Mourinho è stato squalificato in un campionato in corso e, stando alla prima sentenza, avrebbe saltato Roma-Juventus, mica una partita qualsiasi”, fa notare il giornalista.
Secondo il principio della celerità sarebbe stato giusto così: “la «certezza» è meno importante della «velocità». E invece no, in un rigurgito di coscienza giuridica ha spinto la Corte d’Appello a chiedere approfondimenti e, nel frattempo, di sospendere la pena, da assegnare solo in presenza di un accurato approfondimento dei fatti”.
La conclusione di Vaciago: “È esattamente così che deve andare. Alla Juventus è andata peggio: 15 punti di penalizzazione decisi in 3 ore di camera di consiglio, senza contraddittorio sulle nuove contestazioni e prendendo in considerazione 14.000 (quat-tor-di-ci-mi-la!) pagine dell’inchiesta Prisma. Il tutto a campionato in corso”.