venerdì, 22 Novembre 2024

Bonolis: “Per tradizione l’Inter non ruba”. Il conduttore dimentica però “l’appropriazione indebita” dell’Inter su scudetto 2006. Società nerazzurra e l’allora presidente Facchetti furono colpevoli di illecito sportivo

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Paolo Bonolis, noto presentatore e tifoso dell’Inter, parla a Radio Radio, dicendo la sua sul campionato dei nerazzurri, primi in classifica a più 9 sul Milan secondo: “Quale può essere il pericolo per lo scudetto? Le altre 12 giornate di campionato”.

E a chi gli contesta che l’Inter vince ma non è bella da vedere, Bonolis risponde con un attacco diretto e gratuito alla Juventus: “Questa Inter non ruba l’occhio? Per tradizione l’Inter non ruba, poi se anche l’occhio… bene”.

Peccato che Paolo Bonolis ha la memoria corta e dimentica dell’appropriazione indebita dell’Inter allorquando s’impossesso senza vergogna dello scudetto 2006 scippato alla Juve in seguito allo scandalo di Calciopoli.

Scandalo di Calciopoli che vide protagonista assoluta la stessa Inter come pure confermato dal procuratore federale Palazzi che quando rese note le motivazioni della sentenza per i fatti del 2006 pronunciò un il giudizio particolarmente duro nei confronti dei nerazzurri (“condotte finalizzate ad assicurare un vantaggio in classifica”).

Solo la prescrizione salvò l’Inter dal baratro: Per il procuratore federale Stefano Palazzi, infatti, la società nerazzurra e l’allora presidente Giacinto Facchetti furono colpevoli di illecito sportivo relativamente all’inchiesta su “Calciopoli bis”, quella dei fatti del 2006, emersi dalle intercettazioni portate alla luce durante il processo penale di Napoli.

Dalle carte rese pubbliche è emersa l’esistenza di una rete consolidata di rapporti, di natura non regolamentare, diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale, instaurati, in particolare fra i designatori arbitrali Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto (ma anche, sia pur in forma minore, con altri esponenti del settore arbitrale) ed il Presidente dell’Inter, Giacinto Facchetti”.

E ancora: “Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l’esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo” con l’obiettivo, tra l’altro, di condizionare il settore arbitrale.

Ma non fu tutto: “La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti”, affermò la procura.

Secondo la relazione, “assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l’Inter e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra”, si legge ancora.

In ultimo: In relazione a tali gare il presidente Facchetti si pone quale interlocutore privilegiato nei confronti dei designatori arbitrali, parlando con essi delle griglie arbitrali delle gare che riguardano la propria squadra nonchè della stessa designazione della terna arbitrale ed interagendo con i designatori nelle procedure che conducono alla stessa individuazione dei nominativi degli arbitri da inserire in griglia e degli assistenti chiamati ad assistere i primi”.

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