venerdì, 26 Aprile 2024

Gianfelice Facchetti: “Calciopoli? Intervenni quando infangarono il nome di mio padre”. Ma i fatti sconfessano il figlio

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Gianfelice il figlio di Giacinto Facchetti ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha parlato del padre e naturalmente dell’Inter.

Tra i tanti passaggi della chiacchierata, spiccano le parole di Gianfelice Facchetti in merito a quanto successo nel 2006, quando esplose lo scandalo Calciopoli:

Intervenni pubblicamente la prima volta quando il suo nome fu tirato in ballo senza alcun fondamento”, racconta Gianfelice riferendosi allo scandalo che poi coinvolse anche l’Inter nell’inchiesta cosiddetta di “Calciopoli bis” e che vide poi la società all’epoca di Massimo Moratti, salvata dalla prescrizione.

L’inchiesta principale che portò alla revoca dello scudetto del 2006 assegnato poi d’ufficio all’Inter, vide sul banco degli imputati per illeciti sportivi l’allora direttore generale della Juve Luciano Moggi.

In realtà Facchetti fu stato tirato in ballo perché direttamente coinvolto come emerse appunto  cinque anni più tardi, nel luglio del 2011, al termine dell’inchiesta “bis” nata in seguito alle intercettazioni portate alla luce nel corso del processo penale svoltosi presso il Tribunale di Napoli il procuratore federale Palazzi dichiarò che l’Inter e in particolare l’allora presidente Giacinto Facchetti (poi prematuramente scomparso) violarono comunque l’articolo 6 e perciò erano comunque colpevoli di illeciti sportivi.

La prescrizione intervenuta a favore dell’Inter evitò alla società nerazzurra guai (penali) ben peggiori.

E il nome di Facchetti compare anche nelle motivazioni, riportate all’epoca dal sito di  Repubblica, secondo cui il Procuratore Federale scrisse che “erano emerse da parte della dirigenza nerazzurra e in particolare di Facchetti, condotte finalizzate ad assicurare un vantaggio in classifica (all’Inter ndr) mediante il condizionamento del regolare funzionamento del sistema arbitrale”.

Motivazioni che parlano di “esistenza di una rete consolidata di rapporti di natura non regolamentare instaurati tra i designatori Bergamo e Pairetto e appunto il presidente dell’Inter Facchetti”. Moratti, che secondo Palazzi era “informato” dei rapporti tra Facchetti, Bergamo e Pairetto, riuscì comunque a salvarsi nonostante la sua condotta fosse apparsa “in violazione dell’articolo 1 del CGS (Codice di Giustizia Sportiva)”.

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