La morte di Paolo Rossi ha scosso il mondo dello sport e del calcio in particolare.
Tra i più addolorati c’è l’ex dg della Juve Luciano Moggi, scopritore di Rossi al Chieti .
Ecco le parole di Moggi destinate alla moglie di Pablito:
“Ciao Federica,
non avrei mai immaginato di svegliarmi stamattina e sentire dalla televisione la notizia della morte di Paolino.
Non è passato molto tempo da quando veniste tu e Paolo a intervistarmi per il docu-film che stavate girando sulla sua vita: da quando lo portai dalla Cattolica Virtus di Firenze alla Juventus (in cambio di suo fratello che già stava a Torino, che rimandai alla Cattolica), a quando lo imposi nel 1976 a GB Fabbri, allenatore del Lanerossi Vicenza che voleva fortemente un altro nostro giocatore bianconero (Vinicio Verza) che nel frattempo stavo trattando con il Varese di Guido Borghi, con il quale ero in buoni rapporti per aver acquistato Gentile.
A quel tempo Paolino era rientrato alla Juve dal prestito di Como, che non aveva esercitato il riscatto. Io forzai la mano a GB Fabbri dicendogli che gli avrei dato Verza soltanto se mi avesse preso in prestito Paolo Rossi. Lui non esitò, e anche se aveva il ruolo di attaccante già ben ricoperto da un ottimo Vitali, pur di prendere Verza prese anche Paolino, che fece la riserva per tutto il girone di andata.
Quando però il povero Vitali morì in un incidente automobilistico, Paolo prese il suo posto, segnando 24 reti. Da quel momento ebbe inizio la sua carriera di grande goleador.
Nel frattempo io, che ero andato a dirigere la Roma, ebbi una telefonata da Boniperti che mi offriva Paolo a novecento milioni. Purtroppo però a quei tempi la Roma del Presidente Anzalone era molto povera, e con sommo rammarico non potei portare a termine l’operazione.
E Boniperti, che non aveva molta fiducia nelle condizioni del ginocchio di Paolo (tant’è che acquistò l’attaccante Virdis dal Cagliari), perse le buste con Farina, presidente del Vicenza, offrendo 800 milioni di vecchie lire contro i due miliardi di Farina. Ma ormai la carriera di Paolo era diventata inarrestabile e il campionato del mondo vinto in Spagna dalla nostra Nazionale fu il suggello delle sue doti da gran campione e il Pallone d’Oro come miglior giocatore fu una diretta conseguenza.
Ricordo la gioia di quell’incontro per ripercorrere i momenti iniziali della sua carriera, ricordo il sorriso che sempre affiorava nel volto di Paolo, ricordo la tua felicità, Federica, nell’apprendere le tappe essenziali che poi hanno costituito l’asse portante dei suoi successi. Ricordo tutto.
E al sentire inaspettatamente la notizia della sua dipartita, la mia mente ha riavvolto il nastro di quella bellissima giornata e non ho potuto che piangere al pensiero che le persone buone come Paolo non dovrebbero mai morire. E non parlo del campione, mi riferisco all’uomo.
Condoglianze Federica, vi sono vicino.”