Queste le parole di Spalletti alla vigilai della partita di Champions League tra la Juventus e lo Sporting Lisbona:
“Sono stato contento di aver fatto determinate scelte l’altra sera, mi hanno restituito informazioni per poter progredire col lavoro, per parlare coi calciatori e per poter andare avanti. Domani gara difficilissima: lo Sporting sa giocare a calcio, con Borges ha fatto vedere di saper stare in campo con un’idea di gioco precisa nonostante uno non riesca a codificarla. E’ un po’ una caratteristica del calcio portoghese: loro sono bravissimi a fare queste sostituzioni dei ruoli, la zona del campo è occupata ma ci può venire chiunque. Poi hanno qualità sulla trequarti, nello stretto, di palleggiare che è un’insidia per tutti”.
“Intanto è una fortuna giocare la Champions, è la suite del calcio, la lounge del calcio: se il calcio fosse un Grand Hotel, la Champions sarebbe la sua suite. Per giocare questa competizione dobbiamo avere un’idea propria di essere squadra, di cosa vuol dire essere squadra, proteggendo quest’idea con personalità. Si passa da lì: bisogna avere il coraggio di scegliere ciò che vogliamo fare. Di solito si hanno 3 possibilità quando ci si trova davanti ad una cosa: scelta corretta, scelta sbagliata e l’incertezza di che cosa voglio fare. Quella peggiore è l’incertezza, peggio di fare la scelta sbagliata. Non è alibi giocare ogni 3 giorni, la dobbiamo far finita -parlo per i miei calciatori-. Il calcio è questo, si gioca ogni 3 giorni. Non c’è scappatoia, dobbiamo essere curiosi di ciò che troviamo. Sapremo dove portare il discorso se faremo determinate cose”.
Sul percorso Champions: “Competizione che si carica da sola, competizione particolare. La Juve deve vincere, deve andare avanti: penso che questa sia la carica. Arriviamo da un momento un po’ così, con l’esonero dell’allenatore, dove ci siam parlati: le parole che ci siamo detti, che ripetiamo quotidianamente devono rimanere, non cambia niente domani sera. La carica, la voglia, l’ambizione, la responsabilità: ci dovranno essere domani e sabato così come ci sono stati con Udinese e Cremonese, ci devono essere sempre”.
IL FINO ALLA FINE: “Intanto io ho detto di lottare per lo Scudetto, non di vincere lo Scudetto e già s’è modificato un po’: c’è differenza tra giocare per lottare e giocare per vincere. Noi avendo questo nome e questa storia con cui confrontarci tutti i giorni ci fa bene farlo: uno viene stimolato a dover essere disponibile a fare sempre meglio. Fino a che la matematica non ce lo vieta noi dobbiamo ambire a lottare per qualsiasi cosa. C’è anche uno slogan della Juventus, e io aggiungerei non solo ‘fine’ ma ‘oltre la fine’. Se a Cremona ho visto qualcosa che mi ha sorpreso? La vittoria di Cremona è merito esclusivo dei nostri calciatori: non ci ho messo mano. Ringrazio delle belle cose dette nei miei confronti. Loro sono stati attenti alle richieste fatte, le risposte in campo sono state quelle corrette che mi aspettavo. E poi sono sempre stato blocco squadra, difficilmente li ho trovati lunghi: abbiamo fatto ricomposizioni dove io c’ho riconosciuto roba che per il futuro può essere usata, una disponibilità importante. Abbiamo fatto un allenamento in più, quello di oggi, ma quello che mi fa piacere sono gli occhi con cui mi guardano, a dire ‘Dicci che fare che noi si parte’, e questo è fondamentale e racconta qualcosa dei calciatori e della voglia di far bene. Sono un buon gruppo sia dal punto di vista calcistico che da quello umano“.





                                    