Marcello Chirico si scaglia contro il Palazzo del Calcio dopo le ultime dichiarazioni del procuratore Chinè in merito alla penalizzazione subita dalla Juventus:
“Tutta colpa delle Procure. Se soltanto indagassero meglio, e più a fondo, sui reati finanziari delle società di calcio, anche la Federazione avrebbe a disposizione più materiale per poter intervenire e sanzionare altri club e non soltanto la Juventus. L’ha spiegata banalmente così il procuratore federale Giuseppe Chiné ad un reverendo di Castellabate che, alla consegna dei premi “Sport & Legalità”, gli ha chiesto perché finora si è accanito solo sulla Juve. “Perché – ha spiegato – solo a Torino ci sono stati magistrati bravi ad acquisire documenti che nessun’altra procura italiana è riuscita a raccogliere per altri club”.
“Una giustificazione banale, ma al tempo stesso debole, che – permettetecelo – ha il sapore di presa in giro. Perché starebbe quasi a significare che senza le inchieste delle altre Procure, quella federale non sarebbe in grado di approfondire da sola se una società froda il fisco attraverso artifici contabili oppure si mantiene in vita solo coi prestiti”.
“A questo punto diventa lecito domandarsi: come lavora la Procura FIGC? È in grado di avviare delle indagini serie, avvalendosi del contributo della Co.Vi.Soc. , oppure in due non riescono a tirare fuori un ragno dal buco? A meno che non ci sia in giro qualche magistrato che indaghi al posto loro? Com’è appunto capitato a Torino, e finora solo lì. Tenendo presente che quei magistrati non avrebbero nemmeno potuto farlo, visto che la Corte di Cassazione li ha ritenuti incompetenti a livello territoriale per i supposti (in quanto tutti da provare) atti dolosi compiuti dalla Juventus negli anni della presidenza Agnelli. Che loro da “incompetenti” , sebbene definiti da Chinè “bravi”, avrebbero addirittura voluto mandare agli arresti domiciliari”.
Il giornalista di fede bianconera tira quindi le somme e spiega ai lettori: “Quindi, avete capito qual è la procedura in via Allegri? Se una Procura indaga a fondo, raccoglie abbondante materiale accusatorio (non probatorio) e lo trasmette alla FIGC, quest’ultima lo vaglia coi propri criteri parecchio “personali” – in nome dell’abusata indipendenza della giustizia sportiva – e penalizza il reo. Senza avvalersi di un giusto processo, senza uno straccio di prova, ma sulla base di indizi, che, per quanto possano essere pesanti, sempre indizi rimangono. Eppure sulla base di tutti quei documenti “che nessun’altra procura è riuscita ad acquisire sugli scambi di calciatori” Chinè ha massacrato la Juve, e solo quella ,come gli ha ricordato don Vincenzo a Castellabate.
“Ma su un caso tipo quello di Osimhen, che sembrava essere tutto chiaro alla luce del sole anche senza scrupolosissime indagini aggiuntive della magistratura ordinaria, di cosa avrebbe ancora bisogno Chinè per intervenire e penalizzare il Napoli? Tra l’altro, la procura partenopea ha pure indagato per mesi sulle modalità di quel trasferimento sospetto, ma l’inchiesta – continuamente prorogata – si è persa tra sciarpe, bandiere e striscioni azzurri appesi un po’ dappertutto in quel Tribunale. E Chiné, ovviamente, senza il contributo di nuovi elementi , ha archiviato la questione.
“E sull’Inter pluri indebitata (per ben 807 milioni), con un bilancio da abisso profondo, 275 milioni da restituire entro giugno al fondo americano Oaktree, un patrimonio negativo per oltre 161 milioni, un presidente inseguito in giro per il mondo dai creditori, la FIGC potrebbe aprire un’indagine? A Castellabate è stato chiesto anche questo a Chinè, che se l’è cavata con una risata e un no comment”.