Il rallentamento della trattativa per Edin Dzeko, causato dalla situazione di stallo del trasferimento di Arkadiusz Milik alla Roma, ha spinto la dirigenza bianconera ad affondare il colpo per riportare a Torino l’attaccante dell’Atletico Madrid, Alvaro Morata, che ha vestito la maglia bianconera dal 2014 al 2016.
A commentare la scelta della dirigenza bianconera ricaduta su Morata, il giornalista Stefano Agresti, che su ilbianconero.com scrive:
“In ordine temporale, la prima scelta della Juve per il ruolo di centravanti era Milik: accordo raggiunto con il giocatore ma non con il Napoli, che non accettava scambi ma solo soldi (e ne voleva tanti, quelli che il club bianconero ora non ha).
Dal punto di vista tecnico, il preferito di Pirlo era Dzeko: lo vedeva come l’uomo giusto per integrarsi con gli altri attaccanti, avrebbe esaltato le capacità realizzative di Ronaldo, Dybala, anche Kulusevski. In mezzo a questi due nomi, si era inserita la speranza di arrivare a Suarez; ipotesi diventata improponibile con il passare del tempo a causa della mancanza del passaporto. Alla fine, la Juve ha preso Morata. La quarta scelta. Almeno.
Morata è il centravanti sbagliato per la Juve innanzitutto dal punto di vista tattico. Non è una prima punta che sa occupare l’area, tenere palla, giocarla per gli altri come può esserlo Milik oppure – ancora di più – Dzeko, autentico regista offensivo, quasi un trequartista.
Morata ha bisogno di spazi, gioca per gli altri ma in un modo differente, da gregario e non da rifinitore, da corridore e non da ispiratore. Il meglio di sé lo ha dato proprio nei suoi due anni alla Juve muovendosi attorno a Tevez e, poi, sbattendosi per Mandzukic, cercando campo sulle fasce, sfruttando la velocità. Avendo preso lo spagnolo, la Juve corre il rischio di continuare ad avere un vuoto in mezzo all’area, dove invece Ronaldo e compagni hanno necessità di trovare un punto di riferimento.
C’è poi da discutere del valore assoluto di Morata. Alla Juve non è stato straordinario ma ha fatto decisamente bene, tant’è vero che il Real nel 2016 ha esercitato il diritto di recompra e se lo è ripreso. Era legittimo attendersi che, a quel punto, il ragazzo avrebbe compiuto il salto di qualità. Ebbene, in quattro anni è accaduto esattamente il contrario. A distanza di dodici mesi dal suo ritorno a Madrid i Blancos lo hanno spedito al Chelsea da dove, 18 mesi dopo, è finito all’Atletico. Ovunque la storia è stata la stessa: tante presenze, non troppe da titolare, accompagnate da pochi gol (ha superato solo tre volte i 10 gol in campionato) e dalla sensazione che fosse un eterno incompiuto. Infatti tutti lo hanno via via scartato, o lasciato partire senza troppi rimpianti: prima il Real, poi il Chelsea, infine l’Atletico.
Ora la Juve torna a puntare su di lui, l’unico centravanti raggiungibile per le finanze attuali del club bianconero. Più una necessità che una scelta“.