Impietoso, come da oramai da mesi, l’editoriale di Andrea Bosco nei confronti dell’allenatore di Maurizio Sarri.
“Gentile Maurizio Sarri: si dimetta”: parole che non lasciano dubbi sul pensiero del giornalista.
“Ci sono matrimoni che nascono male e non c’è verso di aggiustarli. Nedved e Paratici: prima di farlo firmare, una telefonata a Zola non potevate farla? Vi avrebbe spiegato”, scrive provocatoriamente il giornalista .
E ancora, “Signor Maurizio: lei è arrivato in un tempo sbagliato. Predica un calcio superato. Comunica in modo superato. E’ stato anche sfortunato: quando diluvia, facilmente grandina. Gli infortuni si sono sommati agli infortuni. Ora lei ha sul collo l’Inter di Conte: da brividi”: parole quelle del giornalista che spaventano anche i tifosi più ottimisti.
Andrea Bosco stavolta demolisce letteralmente il tecnico della Juventus: “Lei ha compromesso una mentalità difensiva perfezionata in un decennio. Ha fallito in Supercoppa. Ha replicato in Coppa Italia. Forte con i deboli, debole con i forti. Il suo preteso “gioco” non si è mai visto. Oggi Cristiano Ronaldo è finito sotto accusa. Sarebbe – per certi osservatori – Ronaldo il problema della Juventus. Non lei”.
E ancora: “Lei ha dimenticato di abitare nella foresteria della villa padronale. Gentile Sarri: presenti le dimissioni. Dubito verrebbero respinte”, tuona Bosco.
“Se ne andrebbe da primo in classifica. La Juventus ha bisogno di una scossa: subito. Lei non appare in grado di darla . Lei viene da barbine (consecutive) figure. Immagino abbia considerato la possibilità di esonero a fine stagione. Risulterebbe una macchia. Indelebile come le quattro sberle beccate al Meazza: Manrovesci da lei derubricati come cose “che non contano“. Dimettendosi (forse) troverebbe ancora chi lusingare col sarrismo”.
“Ho iniziato a seguire la Juventus a sette anni: quella dei due Hansen e di Boniperti. Ne ho visti altri come lei: tutti di passaggio. Non si tratta di vincere o perdere. Quello attiene all’essenza dello sport. Si tratta del “come“. Può capitare di soccombere. Non di venire (ripetutamente) umiliati. Non se ti chiami Juventus. Sconfitta sì: umiliazione, no. Si reputa, lei, esente da responsabilità? Si faccia da parte. Io (mi immagino in folta compagnia) non la rimpiangerei”, conclude il giornalista.
Fonte: Tuttojuve.com